«E quando gli uomini cominciarono a
moltiplicare sulla faccia della terra e furono loro nate delle figlie, avvenne
che i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle, e presero per
donne quelle che si scelsero fra tutte. […] In quel tempo c’erano sulla terra i
giganti, e ci furono anche di poi, quando i figli di Dio si accostarono alle
figlie degli uomini, e queste fecero loro dei figli…» (Gn 6,1s.4).
I «figli di Dio» in
Genesi 6 hanno stimolato da sempre l’interesse dei lettori e degli
studiosi della Bibbia e rappresentato una delle «croci degli interpreti». Per
gli uni non si può che trattare di
uomini (e qui le tesi sono parecchie), per gli altri si tratta
chiaramente di esseri celesti. Spesso si parte da questi assunti: Ciò,
che non posso immaginarmi o spiegare, non esiste. Ciò, che mi ripugna, non può
essere. Come potrebbe Dio permettere qualcosa del genere?
Qualcuno ha detto che
tra cielo e terra c’è molto di più di quanto riusciamo a immaginarci. Fare del
proprio soggettivismo il criterio della verità, non è una buona base per
giungere alla conoscenza.
Un lettore,
dopo aver letto quanto da me scritto in uno dei miei libri, mi ha inviato le sue
obiezioni e le sue osservazioni; si veda il primo contributo.
Ogni tanto mi arriva
una nuova richiesta di chiarimento in merito a Genesi 6. Eccone qui una
delle tante. […] La domanda, o meglio la spiegazione che m’interesserebbe
conoscere è riguardo a Genesi 6 e ai
figliuoli di Dio, che si unirono alle figliuole degli uomini, e riguardo all’epistola
di Giuda e agli angeli che Dio ha serbato in catene eterne. Mi dici per
favore che cosa hanno in comune questi due discorsi e che cosa è accaduto in
Genesi; si tratta di un connubio tra esseri spirituali con donne o che
cos’altro? […] {Gino Mariotti; 17 settembre 2011}
Per la discussione delle varie tesi, secondo cui si sarebbe trattato di uomini, e per la presentazione della tesi, secondo
cui erano invece esseri celesti, si veda: Nicola Martella, «Dalla conoscenza
alla gnosi»,
La lieve danza delle tenebre (Veritas, Roma 1992), pp. 250ss e p. 279 note 17 e 18. |
►
I «figli di Dio» in Genesi 6: la tesi occultistica.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
esperienze, idee e opinioni?
Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi
al Webmaster
(E-mail)
Attenzione! Non si
accettano contributi anonimi o con nickname, ma solo quelli firmati con nome e
cognome! In casi particolari e delicati il gestore del sito può dare uno
pseudonimo, se richiesto.
I contributi sul
tema
▲
(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.
I contributi attivi hanno uno
sfondo bianco)
Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica
sottostante
1.
{Gaetano Nunnari} ▲
I figli di Dio (quando anche
l’esegesi può avere i suoi limiti)
Caro Nicola, eccomi qui a proporti la mia
opinione, ossia perché a mio avviso ci sono dei buoni motivi per credere che
questi figli di Dio, in questo caso non siano creature celestiali. Questa tesi
che ho sentito sostenere diverse volte fra i carismatici, così affascinati
dall’occulto, mi ha sempre lasciato allibito.
La Scrittura afferma
che i figli di Dio si presero per moglie le figlie degli uomini. Queste donne si
sono sposate per caso delle creature per lo più invisibili all’occhio umano? Se
così fosse questi angeli come esseri spirituali come potevano accoppiarsi
realmente con una donna quando Gesù affermò ai suoi discepoli che uno spirito
non ha carne? Tutto ciò, a mio parere, è logicamente assurdo. In «La lieve danza
delle tenebre» riporti le esperienze dell’occulto a sostegno di ciò. Questa non
può essere una prova. Non si mette in discussione le esperienze occulte vissute
da queste persone, si trattava però di «sesso virtuale», d’una sevizia cerebrale
perpetrata dai demoni per dare quell’impressione. Il connubio tra specie diverse
oltre a essere qualcosa d’aberrante non porta alla procreazione. Un cane non può
riprodursi con una capra, un uomo con uno scimpanzé, oppure un cavallo con un
ippopotamo, è impossibile anche in provetta. Figuriamoci una creatura spirituale
che non è stata creata oltretutto per riprodursi, come avrebbe potuto farlo con
un essere umano?
Se questo fu possibile
in passato perché non si ripete ancora oggi? Il passo di Giuda può essere anche
interpretato a mio avviso nel senso di fornicazione spirituale, ciò che fecero
questi angeli (unendosi a Satana) fu così rivoltante allo stesso modo in cui
erano rivoltanti i vizi contro natura dei sodomiti. Anche quegli angeli, godendo
della diretta gloria di Dio andarono contro la loro natura ribellandosi a Dio.
I giganti in ogni caso
ci furono lo stesso anche molto tempo dopo, vedi ad esempio Goliat. Era per caso
anche lui mezzo umano e mezzo divino? Ma allora quale potrebbe essere
l’alternativa logica a questa teoria?
Adamo e Eva,
obbedirono ovviamente all’ordine divino d’accoppiarsi e popolare la terra.
Probabilmente passarono molti anni, prima che peccassero. La progenie nata prima
del peccato fu probabilmente definita con «figli di Dio» in quanto Dio cercò
d’avere un popolo a parte, santo perché nato prima del peccato, come in seguito
scelse Israele, lì con ogni probabilità desiderava preservare la progenie nata
prima del peccato. Questi uomini nati prima del peccato non preservarono la loro
santità, sposandosi fra loro, ma cedettero al desiderio d’unirsi con le donne
nate dopo l’entrata del peccato nel genere umano, e quindi infettate.
Si noti che furono i
Figli di Dio a scegliersi le donne, e Dio replicò che non avrebbe dimorato con
l’uomo perché nel suo traviamento non era che carne. È curioso che in Genesi
l’ira di Dio si rivolge esclusivamente all’umanità senza nominare nemmeno gli
esseri spirituali che dovrebbero secondo l’altra teoria essere ritenuti più
responsabili. Dio punì questa loro infedeltà con una malformazione genetica,
ebbero dei giganti come figli.
Cosa ne pensi?
2.
{Nicola Martella} ▲
Una questione non è corretta o sbagliata a
seconda di chi l’afferma. Devo riconoscere che anche con coloro che dissento su
tante cose, concordo su altre.
C’è una differenza fra
«invisibile» e «incorporeo». «L’invisibile» dipende dagli organi
di senso incapaci di percepire di là da una certa banda di onde (p.es. strumenti
possono aiutare gli uomini a vedere di notte ciò che certi animali percepiscono
per natura). Spesso si afferma che gli spiriti celesti siano «incorporei», ma
ciò è errato (1 Cor 15,39ss): essi hanno dei corpi personali che sono possibili
da localizzare a chi è dato di vederli sia in modo locale (Gv 20,12; Ap 10,9)
sia nel movimento (Es 14,19; Lc 2,15; Ap 10,1). Il loro corpo è vestito con
differenti vesti, a seconda della classe d’appartenenza e dell’autorità
posseduta (Ez 9,2s.11; 10,2.6s; Dn 10,5; 12,6s; Gv 20,12; Ap 15,6).
Gli esseri celesti
hanno la possibilità di vivere nella trascendenza e di apparire nell’immanenza.
Come detto, la visibilità o l’invisibilità dipende dalla frequenza energetica di
un corpo che viene percepita o meno dagli organi di senso. I corpi degli esseri
spirituali hanno delle capacità che ci sfuggono. Quando essi compaiono, sono
percepiti come maschi adulti e confusi con uomini o in genere con profeti
(uomini di Dio; cfr. Gdc 13,6s con 1 Sm 2,27). Essi possono chiaramente
mangiare (Gn 18,2.8.22; 19,1). Se possono fare questo, perché non il resto?
Perché escluderlo a priori?
Gesù disse che uno «spirito
non ha carne e ossa» (Lc 24,39): qui si riferiva chiaramente allo spirito di
un defunto; infatti i discepoli «pensavano di vedere uno spirito» (v.
37). Gesù diede la prova di sé risorto, mangiando (vv. 41ss). Come detto, quando
gli esseri celesti compaiono, sono visti come maschi adulti «in carne» e capaci
di mangiare e di godere dell’ospitalità, talché a proposito di quest’ultima fu
detto: «Non dimenticate l’ospitalità; perché, praticandola, alcuni, senza
saperlo, hanno albergato degli angeli» (Eb 13,1s).
È «logicamente
assurdo» ciò che si esclude a priori, arrogandosi l’ultima parola sulla realtà,
sebbene si sia incapaci di fare un esperimento che confermi o escluda una
possibilità. Questa potrebbe sfociare nell’arroganza dell’ignoranza.
È vero che il connubio
tra specie diverse è qualcosa d’aberrante. Lo è stato anche per Dio nel caso dei
«figli di Dio», termine che nei testi antichi dell’AT indica gli esseri celesti
(cfr. Gb 1-2); infatti, mentre i demoni sono liberi di circolare (ancora)
nell’immanenza e nella trascendenza, di questi particolari esseri celesti viene
detto ancora nel NT: «Egli ha serbato in catene eterne, nelle tenebre, per il
giudizio del gran giorno, gli angeli che non serbarono la loro dignità primiera,
ma lasciarono la loro propria dimora» (Gd 1,6). Che non si tratti
semplicemente di angeli unitisi a Satana, è evidente nel fatto che, come detto,
i demoni non sono attualmente legati in catene in attesa del giudizio (Mt 8,29;
12,43ss); questo è il loro destino futuro. Semplificare spiritualizzando non è
la via verso la ricerca della verità. Tale fatto non si ripete ancora oggi ad
esempio per il fatto perché gli esseri celesti sanno che destino avranno nel
caso infrangono tali limiti.
È vero che il connubio
tra specie terrestri diverse non porta a nessuna riproduzione, ma non si può
applicare questo subito a ciò che possono fare corpi trascendentali che appaiono
nell’immanenza. Qui non si può fare un esperimento per verificarlo (né vorremmo
farlo).
In Genesi 6,1-4
ricorre in ebraico
nefilîm
«decaduti» (da nafal «cadere»), termine che la Settanta ha tradotto in
greco
ghígantes e che ha condizionato la traduzione in italiano con «giganti»,
traendo in inganno; di fatto, i traduttori non hanno tradotto il termine
ebraico, ma hanno adattato quello greco in italiano. Ora, mentre in italiano un
gigante è una persona più alta e più forte della media, nella mitologia greca i
ghígantes erano dèi inferiori, che avevano qualità alcune simili agli dèi
superiori e altre simili agli umani. In effetti, i ghígantes erano dèi
inferiori al pari dei titánes «Titani». Il termine ebraico nefilîm
ricorda la caduta morale di tali esseri. Questi ultimi non hanno nulla a che
fare con i giganti della Palestina (cfr. Goliath 1 Sm 17,4, i Refa’îm
2 Sm 21,16.18.20.22); i primi furono estinti dal diluvio e non sono paragonabili
ai secondi.
Non rispondo alla
«teoria umana» riguardo ai «figli di Dio», avendolo fatto già nel mio libro. Sta
di fatto che l’espressione «figli di Dio» nella letteratura più antica (Gn
6,2.4; Gb 1,6; 2,1; cfr. Gb 38,7) dell’AT viene usato solo per esseri celesti;
il primo luogo in cui compare fuori di tale letteratura è in Sal 89,6 e intende
anche qui esseri celesti». Quindi in tutto l’AT l’espressione «figli di Dio» non
intende mai uomini! Costruire una teoria su un concetto inesistente è alquanto
bizzarro e poco esegetico. Il primo luogo in cui nella Bibbia si parla di «figli
di Dio» come uomini in rapporto a Dio è Mt 5,9. Il primo a essere chiamato
singolarmente con l’espressione «Figlio di Dio» è il Messia (Mc 1,1).
È bizzarra l’idea che
sarebbero esistiti figli di Adamo ed Eva prima del peccato, poiché non è
corroborata dall’esegesi. Anzi, brani come Rm 5,12 smentiscono tale evenienza:
tutti sono peccatori poiché erano in Adamo, quando peccò, senza eccezioni. Per
la discussione di questa questione si veda: Nicola Martella,
Temi delle origini. Percorsi
Biblici 5 (Punto°A°Croce, Roma 2006), pp. 348ss (C’era un’umanità
parallela?).
L’autore della Genesi
dovette riportare in un libro relativamente breve fatti durati molti millenni.
Egli tenne la storia primordiale abbastanza breve, poiché il suo scopo era di
arrivare a Israele. Perciò in Gn 6 si limitò ad alcuni fatti salienti,
evidenziando specialmente le responsabilità umane. Infatti il suo scopo era
primariamente di evidenziare l’aumento della corruzione del genere umano. Se
l’autore della Genesi sapeva ciò che era successo agli esseri celesti, non lo
riportò. Ma tale conoscenza doveva essere presente in Israele, visto che fu
riportata da Giuda (1,6) e da Pietro, il quale fece precedere il diluvio proprio
da questo fatto: «Dio non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li
inabissò, confinandoli in antri tenebrosi per esservi custoditi per il giudizio»
(2 Pt 2,4s). Anche qui non si tratta di demoni, poiché questi ultimi, a
differenza di questa particolare categoria, sono attualmente liberi e non
confinati nell’abisso.
Non si deve confondere
le categorie del mondo trascendentale. C’è una differenza tra esseri celesti e
demoni; ambedue hanno una gerarchia e specie differenti. Gli esseri celesti
hanno varie categorie: cherubini, serafini e messaggeri (angeli). Alcuni esseri
celesti hanno un particolare compito; ceri sono addirittura legati per un
momento particolare della storia: «Sciogli i quattro angeli che sono legati
sul gran fiume Eufrate. E furono sciolti i quattro angeli che erano stati
preparati per quell’ora, per quel giorno e mese e anno…» (Ap 9,14s).
Ho detto all’inizio
che tra il cielo e la terra c’è di più di quanto si pensa. Per non prendere
granchi con idee di filosofia dogmatica (tranquillizza gli animi, ma non sempre
ha riscontro nel testo biblico), divenute convenzione mediante la ripetizione
nel tempo, si fa sempre bene a fare una corretta esegesi. Chi proietta nel testo
alcunché (esegesi), poi pretenderà di trovarlo e affermerà che sia così. Ma ciò
non è la verità che fa liberi.
L’esegesi appura ciò
che vi è nel testo, secondo l’intenzione dell’autore. Essa non pretende di poter
spiegare tutto, ma si attiene al testo nel suo contesto (letterario, storico,
culturale); si serve poi di testi che fanno chiaramente riferimento a quello in
esame. Inoltre rispetta lo sviluppo della rivelazione — oltre agli sviluppi
storici, linguistici (AT ebraico, NT greco) e culturali presenti nella Bibbia.
3. {} ▲
4. {} ▲
5. {} ▲
6. {} ▲
7. {} ▲
8. {} ▲
9. {} ▲
10. {} ▲
11. {} ▲
12. {} ▲
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/T1-Figli_di_Dio_Gn6_Oc.htm
08-03-2007; Aggiornamento: 30-08-2014 |