Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Offensiva intorno a Gesù 1

 

NT: Persone e contingenza

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«Chi dice la gente ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 1: È ciò che dicono gli altri su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nei mass-media
■ Gesù fra teologia e filosofia
■ Gesù fra filosofia e ideologia
■ Gesù fra ideologie e religioni
■ Excursus: La via che porta a Dio

 

«E voi, chi dite ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 2: È ciò che la Bibbia dice su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nella Bibbia e nella storia
■ La questione giudaica
■ Aspetti conclusivi (Gesù e le donne, Il Gesù sacramentale, Interrogativi)
■ Dizionarietto dei termini

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 Offensiva intorno a Gesù 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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CONTROVERSIA SU CRISTIANESIMO E PACIFISMO

 

 a cura di Nicola Martella

 

Tolstoj ha attinto dagli insegnamenti di Gesù. Gandhi ha mutuato molti dei suoi pensieri sul pacifismo da Tolstoj. In tal modo, si è instaurata la convinzione che Gesù sia stato un pacifista e che abbia insegnato il pacifismo o la non-violenza. Come stanno veramente le cose? Questa idea si basa principalmente su una cattiva interpretazione di molti suoi insegnamenti. Quando sono esaminati nella loro giusta prospettiva, i brani degli Evangeli, sui quali il pacifismo si basa, mostrano una conclusione abbastanza diversa.

     Il rapporto fra Gesù e la non-violenza può diventare fonte di controversia. Sembra di sì. Ci ha pensato l'articolo Cristianesimo e pacifismo {Argentino Quintavalle} a scaldare gli animi.

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

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I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

1. Carmen Bloise

2. Nicola Martella

3. A. Quintavalle

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Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Carmen Bloise} 

 

Caro Nicola, ho letto sul tuo sito l’articolo di Argentino Quintavalle che, tra altre cose, afferma: «Tuttavia, Dio stesso ha comandato la pena capitale per certi reati come l’assassinio deliberato (Es 21,12-15), alcuni casi di violenza carnale (Dt 22,25s), rapimento (Es 21,16), adulterio (Lv 20,10; Dt 22,22), stregoneria (Es 22,18) e molti altri reati. Il sesto comandamento, quindi, deve essere una proibizione contro l’assassinio, non contro l’uccisione...

   Il pacifismo non è mai stato parte dell’opinione giudaica. Secondo le Scritture, ad esempio, una persona che uccide un ladro di notte, non è colpevole di omicidio: “Se il ladro, colto nell’atto di fare uno scasso, è percosso e muore, il proprietario non è colpevole di omicidio nei suoi confronti” (Es 22,2). La logica è che il ladro è pronto a uccidere chiunque sorprende lui, così uno può difendersi dal ladro.

   Alla luce di ciò, è molto improbabile che Gesù, un Giudeo del primo secolo, perfetto osservante della Legge, avrebbe sposato il pacifismo.

   I brani interpretati per sostenere il pacifismo, in realtà condannano la vendetta e non l’autodifesa».

 

A prescindere dal fatto che sono d’accordo con la conclusione per motivi di buon senso. È chiaro che se qualcuno attenta alla tua vita, ti è lecito difenderti. È chiaro che Gesù condanna la vendetta non l’autodifesa, faccio presente anzitutto che l’Evangelo è scritto in greco, al di là di ogni altra ipotesi di canovacci in aramaico ancora non rinvenuti. Poi, rilevo che, se è vero che l’Antico Testamento affermava che Dio voleva la morte di questo o quel peccatore — ma di Caino però non volle la morte, del peccatore secondo Ezechiele nemmeno, voleva la conversione ecc. — alla luce dell’Evangelo capiamo che si tratta di convinzioni storiche sociali giudaiche che con lo Spirito di Dio non c’entrano niente. Infatti, appunto poi Gesù venne a predicare altro e in Lui dobbiamo ricapitolare tutte le cose! Ma perché i massacri allora per l’autore dell’articolo sono secondo lo Spirito di Dio? Eppure la Bibbia spesso dice che Dio ordinò massacri! Non capiamo che la Bibbia è ispirata da Dio, ma spesso mostra credenze di uomini e azioni di uomini?

   E per finire come si fa a dire che Gesù doveva essere altro che pacifico perché era un perfetto osservante della Legge? Ma non abbiamo ancora capito la novità di Gesù? Gesù nacque in un contesto storico, ma non è che il contesto storico lo vincolasse a dover pensare così o cosà. Gesù era il Figlio di Dio e pensava e faceva quel che voleva. Dobbiamo noi adeguarci a quel che pensa lui, non il contrario!

   (Nota al margine: se incontrava un ladro di notte non credo proprio che lo faceva secco sul posto!) In Cristo Gesù, nostro Signore

 

 

2. {Nicola Martella} 

 

Cara Carmen [?], quanto agli originali aramaici del NT inesistenti, mi trovi concorde (Papia, un discepolo dell'apostolo Giovanni, parlò delle «loghia» di Matteo in aramaico, ossia dei discorsi di Gesù, ma non del suo Evangelo). Altra cosa è un confronto con l’AT, da cui gli autori del NT attingevano sia in ebraico sia in greco.

   Sulla grande novità di Gesù mi trovi pure concorde. La questione è un’altra, ossia la strumentalizzazione delle parole del Messia nel corso della storia da parte di filosofi e pensatori, per farselo alleato delle proprie ideologie. A volte «Gesù» è stato usato come una coperta che ognuno ha tirato dalla sua parte. Si fa bene a scoprire il «pensiero di Gesù» per quello che veramente è. Questa è una grande sfida e anche la verità che fa liberi.

   Ti consiglio questa mia opera in due volumi: Offensiva intorno a Gesù:

      ■ Nicola Martella, «Chi dice la gente che io sia?», Offensiva intorno a Gesù 1 (Punto°A°Croce, Roma 2000).

      ■ Nicola Martella, «E voi,chi dite ch’io sia?», Offensiva intorno a Gesù 2 (Punto°A°Croce, Roma 2000).

   Per il resto, sarà l’autore a risponderti.

 

 

3. {Argentino Quintavalle} 

 

Carmen è d’accordo con la mia conclusione e di questo ne sono contento. Però, Carmen e io siamo arrivati alla stessa conclusione seguendo due strade diverse. Non è affatto per motivi di buon senso che mi è lecito difendermi, ma mi è lecito difendermi perché Dio non lo vieta. Il buon senso di una persona dipende dalla sua educazione, dalla sua cultura e dal suo ambiente, e non possiamo stabilire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato con il nostro limitato buon senso. È giusto quello che Dio afferma di essere giusto ed è sbagliato quello che Dio afferma essere sbagliato. Io posso difendermi se la mia vita è in pericolo non perché lo ritengo sensato, ma solo perché la Bibbia me lo consente. Ho la libertà di farlo, ma poi sono io che decido se volermi difendere o meno. L’apostolo Giacomo fu ucciso senza aver opposto la minima resistenza. Paolo invece, che non ci stava a essere fustigato, ha fatto valere i suoi diritti di cittadino romano (At 22,25). In un’altra occasione, a Filippi, dopo essere stato ingiustamente arrestato, pretese le scuse dei suoi carcerieri (At 16,37ss). Io ho voluto dimostrare esegeticamente che Gesù stava condannando la vendetta e non l’autodifesa. Quindi, se incontriamo un ladro di notte che mette in pericolo la nostra vita e quella dei nostri cari, siamo noi a decidere come comportarci, e se decidiamo di difenderci (con tutte le conseguenze che ne possono derivare) non commettiamo peccato, perché così afferma la Bibbia.

   Sappiamo bene che l’Evangelo è scritto in greco e io, addirittura, sono più che convinto che la storia dell’aramaico dei tempi di Gesù sia stata una bufala. La scoperta dei testi di Qumran hanno inferto un duro colpo alla teoria aramaica. Probabilmente Mel Gibson, l’autore del film «Passion» recitato in aramaico, ha preso un grosso granchio. È molto più probabile che ai tempi di Gesù si parlasse l’ebraico e non l’aramaico (e di questo sono pronto a far valere le mie ragioni).

   Ora, quante volte si sente dire che un genitore non riesca a capire il proprio figlio? I figli oggi hanno un vocabolario di parole diverso da quello dei genitori, un abbigliamento diverso, gusti diversi, ecc.; tutto ciò genera incomprensione, eppure tra i due c’è solo una generazione di differenza! Tra noi e Gesù ci sono 2000 anni e svariate generazioni; ma non solo, Gesù viveva in una cultura diversa dalla nostra e parlava una lingua molto diversa dalla nostra. Come possiamo pretendere di capire i detti di Gesù senza conoscere la sua cultura, la sua lingua e il suo ambiente storico?

   È un fatto che in tutto il Nuovo Testamento, sono proprio le parole e i detti di Gesù le cose più difficili da capire, e molti di quelli che credono di capirli, hanno spesso soltanto l’illusione di averli capiti. Frasi come «Beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei cieli» (Mt 5,3) suonano belle e poetiche, ma viene capito qual è il loro vero e profondo significato?

   Perché le parole di Gesù sono così difficili da capire? La risposta è che l’Evangelo originale che ha formato la base degli Evangeli Sinottici è stato dapprima trasmesso, non nella lingua greca, ma in quella ebraica. Questo significa che leggiamo una traduzione italiana di un testo che è esso stesso una traduzione (indipendentemente se l’originale era scritto o orale). Siccome gli Evangeli Sinottici sono derivati dall’ebraico, noi «urtiamo» costantemente con espressioni o idiomi ebraici che sono spesso senza significato in greco o in traduzioni dal greco.

   Più è ebraico il detto o l’insegnamento di Gesù, più è difficile che noi lo comprendiamo. Un idioma è «un’espressione usata in una lingua, che è peculiare in se stessa o nella costruzione grammaticale o che ha un significato che non può essere ricavato dai singoli significati dei suoi elementi». Alcuni esempi di idiomi italiani sono: «ammazzare il tempo», «mangiare con gli occhi» o «in bocca al lupo». Molti degli idiomi che Gesù ha utilizzato nei suoi insegnamenti possono essere capiti solo quando sono correttamente interpretati in un contesto ebraico. Ammesso e non concesso che Gesù non era vincolato al suo contesto storico, lui è comunque vissuto in tutto e per tutto in quel contesto storico. Non era una mosca bianca, ma era un ebreo tra gli ebrei, e molti lo chiamavano «Rabbi», cioè rabbino.

   Personalmente, sono stato per molto tempo colpito da alcune frasi di Gesù, come per esempio: «E dai giorni di Giovanni Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti lo rapiscono» (Mt 11,12). Per non parlare poi di questo: «Io sono venuto ad accendere un fuoco sulla terra; e che mi resta da desiderare, se già è acceso?» (Lc 12,49s). Quando interrogavo coloro che ne sapevano più di me, ho ricevuto come risposta: «approfondisci la lettura, figliuolo, la Bibbia interpreta se stessa». La verità è che uno può continuare a leggere la Bibbia, ma la Bibbia non gli rivelerà il significato di questi brani difficili. Essi possono essere capiti solo quando vengono ri-tradotti in ebraico. Quello che il pastore avrebbe dovuto dirmi era, «Figliuolo, impara l’ebraico! Queste sono espressioni o idiomi che possono essere capiti solo se conosci l’ebraico». Lo strumento più importante per la comprensione della Bibbia — sia per il Vecchio che per il Nuovo Testamento — è l’ebraico, e l’ebraico è la chiave per capire le parole di Gesù.

   La maggior parte dei cristiani sanno che è importante conoscere l’ebraico per capire il Vecchio Testamento. Quello che essi non riconoscono, tuttavia, è l’importanza che l’ebraico riveste per la comprensione del Nuovo Testamento.

   Nonostante il fatto che il Nuovo Testamento è stato trasmesso in greco, il retroterra è completamente ebraico. Gli scrittori sono ebraici, la cultura è ebraica, la religione è ebraica, le tradizioni sono ebraiche e i concetti sono ebraici.

   Tendiamo a dimenticare che il Vecchio Testamento costituisce circa il 78 per cento del testo biblico e il Nuovo Testamento solo il 22 per cento. Quando aggiungiamo le parti più ebraiche del Nuovo Testamento al Vecchio Testamento (Matteo, Marco, Luca, e Atti 1,1-15,35, che ne costituiscono circa il 43 per cento), la percentuale del materiale biblico originariamente scritto (o trasmesso oralmente) in ebraico sale all’88 per cento (o 87 per cento se omettiamo alcune parti di Esdra e Daniele — meno dell’1 per cento del Vecchio Testamento — composto in aramaico). Non più del 12 per cento dell’intera Bibbia è stata originariamente scritta in greco. Quando si sottraggono da quel 12 per cento le 176 citazioni dal Vecchio Testamento (14 sono in Giovanni e 162 da Atti 15,36 alla fine del Nuovo Testamento), la percentuale della Bibbia originariamente composta in ebraico sale a più del 90 per cento.

   Se qualche ulteriore progresso deve essere fatto, specialmente verso una migliore comprensione delle parole di Gesù, la concentrazione deve essere spostata nello studio della storia e della cultura ebraiche e soprattutto della lingua ebraica.

   Per quanto riguarda il resto, credo che sia molto pericoloso considerare come «convinzioni storiche sociali giudaiche che con lo Spirito di Dio non c’entrano niente» tutta quella parte del Vecchio Testamento che la nostra coscienza non approva. Dico che è pericoloso perché corriamo il rischio di farci un Dio a nostra immagine e somiglianza, prendendo della sua rivelazione solo ciò che ci aggrada e tralasciando il resto.

   Purtroppo, alcune narrazioni del Vecchio Testamento hanno spesso offeso sensibili orecchi cristiani e hanno spinto molti critici liberali ad attaccarne l’ispirazione o almeno a sminuirne l’autorità. Un cristiano coerente deve accettare tutte le parti della Parola di Dio. È vero che Dio non ha voluto la morte di Caino, ma dopo il diluvio disse: «Il sangue di chiunque spargerà il sangue dell’uomo sarà sparso dall’uomo» (Gn 9,6). È altresì sbagliato pensare che il Nuovo Testamento abbia una morale opposta al Vecchio. Infatti, se c’è una grazia per coloro che accolgono il Signore Gesù, è perché c’è una condanna a morte che pende sulla testa di ogni singolo essere umano. Se non ci fosse la condanna non ci sarebbe neppure la grazia. Dio non è cambiato, e coloro che non accettano la sua salvezza dovranno vedersela con Lui, ed «è cosa spaventevole cadere nelle mani dell’Iddio vivente» (Eb 10,31).

   Il retaggio cattolico (ma non solo cattolico) è stato quello di indurre a considerare un Dio «cattivo» ebraico nel V.T. e un Dio «buono» cristiano nel N.T. Ma non è così, Dio è sempre lo stesso. Nel N.T. troviamo che Paolo lanciò degli anatemi contro chi annuncia un Evangelo diverso (Gal 1,8s); le anime dei santi chiedono a Dio di fare vendetta (Ap 6,10); tutti in cielo faranno festa quando Dio giudicherà Babilonia (Ap 18,20); s’intoneranno dei canti di alleluia quando Dio giudicherà i peccatori impenitenti (Ap 19,1-6). Oggi, con la nostra tendenza a evidenziare l’amore di Dio, abbiamo minimizzato il concetto del male. Ma è nel N.T., cioè nel Testamento del Dio «buono» che Anania e Saffira vengono uccisi per aver detto una bugia (At 5,3-10 — questi sì che sono stati fatti secchi) e «gran paura ne venne alla chiesa intera» (At 5,11). È nel N.T. che un uomo è stato accecato dall’apostolo Paolo (At 13,8-11). È nel N.T. che molti muoiono perché nella Santa Cena non sanno discernere il corpo del Signore (1 Cor 11,29s). È nel N.T. che troviamo l’Apocalisse, la Rivelazione di Gesù Cristo (Ap 1,1), il libro che più di ogni altro parla di massacri eseguiti su ordine di Dio (vedi per esempio Ap 14,19s). Queste non sono credenze di uomini ma è la verità, anche se in maniera fin troppo puritana si preferisce tacerla.

   È proprio vero, dobbiamo noi adeguarci a quel che pensa Dio, non il contrario!

   Naturalmente la mia risposta non vuole avere alcun carattere polemico con Carmen, la quale, anche se non la conosco, saluto con affetto e auguro a lei un proficuo studio e continua ricerca della verità, delle quali cose tutti noi abbiamo bisogno. 

 

 

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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/T1-Controversia_pacifismo_OiG.htm

25-04-2007; Aggiornamento: 07-09-2009

 

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