Tolstoj ha attinto dagli insegnamenti di Gesù. Gandhi ha mutuato molti dei suoi pensieri sul pacifismo da
Tolstoj. In tal modo, si è instaurata la convinzione che Gesù sia stato un
pacifista e che abbia insegnato il pacifismo o la non-violenza. Come stanno
veramente le cose? Questa idea si basa principalmente su una cattiva
interpretazione di molti suoi insegnamenti. Quando sono esaminati nella loro
giusta prospettiva, i brani degli Evangeli, sui quali il pacifismo si basa,
mostrano una conclusione abbastanza diversa.
Il rapporto fra Gesù e la non-violenza può diventare fonte
di controversia. Sembra di sì. Ci ha pensato l'articolo
Cristianesimo e pacifismo {Argentino Quintavalle} a scaldare gli animi.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
esperienze, idee e opinioni?
Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi
al Webmaster
(E-mail)
I contributi sul
tema
▲
(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.
I contributi attivi hanno uno
sfondo bianco)
Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica
sottostante
1.
{Carmen Bloise} ▲
Caro Nicola, ho letto sul tuo sito l’articolo di Argentino Quintavalle che,
tra altre cose, afferma: «Tuttavia, Dio stesso ha comandato la
pena capitale per certi reati come l’assassinio deliberato (Es 21,12-15), alcuni
casi di violenza carnale (Dt 22,25s), rapimento (Es 21,16), adulterio (Lv 20,10;
Dt 22,22), stregoneria (Es 22,18) e molti altri reati. Il sesto comandamento,
quindi, deve essere una proibizione contro l’assassinio, non contro
l’uccisione...
Il pacifismo non è mai
stato parte dell’opinione giudaica. Secondo le Scritture, ad esempio, una
persona che uccide un ladro di notte, non è colpevole di omicidio: “Se il
ladro, colto nell’atto di fare uno scasso, è percosso e muore, il proprietario
non è colpevole di omicidio nei suoi confronti” (Es 22,2). La logica è che
il ladro è pronto a uccidere chiunque sorprende lui, così uno può difendersi dal
ladro.
Alla luce di ciò, è molto
improbabile che Gesù, un Giudeo del primo secolo, perfetto osservante della
Legge, avrebbe sposato il pacifismo.
I brani interpretati per
sostenere il pacifismo, in realtà condannano la vendetta e non l’autodifesa».
A prescindere dal fatto che sono d’accordo con la conclusione per motivi di
buon senso. È chiaro che se qualcuno attenta alla tua vita, ti è lecito
difenderti. È chiaro che Gesù condanna la vendetta non l’autodifesa, faccio
presente anzitutto che l’Evangelo è scritto in greco, al di là di ogni altra
ipotesi di canovacci in aramaico ancora non rinvenuti. Poi, rilevo che, se è
vero che l’Antico Testamento affermava che Dio voleva la morte di questo o
quel peccatore — ma di Caino però non volle la morte, del peccatore secondo
Ezechiele nemmeno, voleva la conversione ecc. — alla luce dell’Evangelo
capiamo che si tratta di convinzioni storiche sociali giudaiche che con lo
Spirito di Dio non c’entrano niente. Infatti, appunto poi Gesù venne a
predicare altro e in Lui dobbiamo ricapitolare tutte le cose! Ma perché i
massacri allora per l’autore dell’articolo sono secondo lo Spirito di Dio?
Eppure la Bibbia spesso dice che Dio ordinò massacri! Non capiamo che la
Bibbia è ispirata da Dio, ma spesso mostra credenze di uomini e azioni di
uomini?
E per finire come si fa a dire che Gesù doveva essere altro che
pacifico perché era un perfetto osservante della Legge? Ma non abbiamo
ancora capito la novità di Gesù? Gesù nacque in un contesto storico, ma non
è che il contesto storico lo vincolasse a dover pensare così o cosà. Gesù
era il Figlio di Dio e pensava e faceva quel che voleva. Dobbiamo noi
adeguarci a quel che pensa lui, non il contrario!
(Nota al margine: se incontrava un ladro di notte non credo proprio che lo
faceva secco sul posto!) In Cristo Gesù, nostro Signore
2.
{Nicola Martella} ▲
Cara Carmen [?], quanto agli originali aramaici del NT inesistenti, mi trovi
concorde (Papia, un discepolo dell'apostolo Giovanni, parlò delle «loghia»
di Matteo in aramaico, ossia dei discorsi di Gesù, ma non del suo
Evangelo). Altra cosa è un confronto con l’AT, da cui gli autori del NT
attingevano sia in ebraico sia in greco. Sulla grande novità di Gesù mi trovi pure concorde. La
questione è un’altra, ossia la strumentalizzazione delle parole del Messia
nel corso della storia da parte di filosofi e pensatori, per farselo alleato
delle proprie ideologie. A volte «Gesù» è stato usato come una coperta che
ognuno ha tirato dalla sua parte. Si fa bene a scoprire il «pensiero di
Gesù» per quello che veramente è. Questa è una grande sfida e anche la
verità che fa liberi.
Ti consiglio questa mia opera in due volumi:
Offensiva intorno a Gesù:
■ Nicola Martella, «Chi dice la gente che io sia?»,
Offensiva intorno a Gesù 1 (Punto°A°Croce, Roma 2000).
■ Nicola Martella, «E voi,chi dite ch’io sia?»,
Offensiva intorno a Gesù 2 (Punto°A°Croce, Roma 2000).
Per il resto, sarà l’autore a risponderti.
3. {Argentino Quintavalle} ▲
Carmen è d’accordo con la mia conclusione e di questo ne sono contento.
Però, Carmen e io siamo arrivati alla stessa conclusione seguendo due strade
diverse. Non è affatto per motivi di buon senso che mi è lecito difendermi,
ma mi è lecito difendermi perché Dio non lo vieta. Il buon senso di una
persona dipende dalla sua educazione, dalla sua cultura e dal suo ambiente,
e non possiamo stabilire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato con il
nostro limitato buon senso. È giusto quello che Dio afferma di essere giusto
ed è sbagliato quello che Dio afferma essere sbagliato. Io posso difendermi
se la mia vita è in pericolo non perché lo ritengo sensato, ma solo perché
la Bibbia me lo consente. Ho la libertà di farlo, ma poi sono io che decido
se volermi difendere o meno. L’apostolo Giacomo fu ucciso senza aver opposto
la minima resistenza. Paolo invece, che non ci stava a essere fustigato, ha
fatto valere i suoi diritti di cittadino romano (At 22,25). In un’altra
occasione, a Filippi, dopo essere stato ingiustamente arrestato, pretese le
scuse dei suoi carcerieri (At 16,37ss). Io ho voluto dimostrare
esegeticamente che Gesù stava condannando la vendetta e non l’autodifesa.
Quindi, se incontriamo un ladro di notte che mette in pericolo la nostra
vita e quella dei nostri cari, siamo noi a decidere come comportarci, e se
decidiamo di difenderci (con tutte le conseguenze che ne possono derivare)
non commettiamo peccato, perché così afferma la Bibbia.
Sappiamo bene che l’Evangelo è scritto in greco e io,
addirittura, sono più che convinto che la storia dell’aramaico dei tempi di
Gesù sia stata una bufala. La scoperta dei testi di Qumran hanno inferto un
duro colpo alla teoria aramaica. Probabilmente Mel Gibson, l’autore del film
«Passion» recitato in aramaico, ha preso un grosso granchio. È molto più
probabile che ai tempi di Gesù si parlasse l’ebraico e non l’aramaico (e di
questo sono pronto a far valere le mie ragioni).
Ora, quante volte si sente dire che un genitore non riesca a
capire il proprio figlio? I figli oggi hanno un vocabolario di parole
diverso da quello dei genitori, un abbigliamento diverso, gusti diversi,
ecc.; tutto ciò genera incomprensione, eppure tra i due c’è solo una
generazione di differenza! Tra noi e Gesù ci sono 2000 anni e svariate
generazioni; ma non solo, Gesù viveva in una cultura diversa dalla nostra e
parlava una lingua molto diversa dalla nostra. Come possiamo pretendere di
capire i detti di Gesù senza conoscere la sua cultura, la sua lingua e il
suo ambiente storico?
È un fatto che in tutto il Nuovo Testamento, sono proprio le
parole e i detti di Gesù le cose più difficili da capire, e molti di quelli
che credono di capirli, hanno spesso soltanto l’illusione di averli capiti.
Frasi come «Beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei
cieli» (Mt 5,3) suonano belle e poetiche, ma viene capito qual è il loro
vero e profondo significato?
Perché le parole di Gesù sono così difficili da capire? La
risposta è che l’Evangelo originale che ha formato la base degli Evangeli
Sinottici è stato dapprima trasmesso, non nella lingua greca, ma in quella
ebraica. Questo significa che leggiamo una traduzione italiana di un testo
che è esso stesso una traduzione (indipendentemente se l’originale era
scritto o orale). Siccome gli Evangeli Sinottici sono derivati dall’ebraico,
noi «urtiamo» costantemente con espressioni o idiomi ebraici che sono spesso
senza significato in greco o in traduzioni dal greco.
Più è ebraico il detto o l’insegnamento di Gesù, più è
difficile che noi lo comprendiamo. Un idioma è «un’espressione usata in una
lingua, che è peculiare in se stessa o nella costruzione grammaticale o che
ha un significato che non può essere ricavato dai singoli significati dei
suoi elementi». Alcuni esempi di idiomi italiani sono: «ammazzare il tempo»,
«mangiare con gli occhi» o «in bocca al lupo». Molti degli idiomi che Gesù
ha utilizzato nei suoi insegnamenti possono essere capiti solo quando sono
correttamente interpretati in un contesto ebraico. Ammesso e non concesso
che Gesù non era vincolato al suo contesto storico, lui è comunque vissuto
in tutto e per tutto in quel contesto storico. Non era una mosca
bianca, ma era un ebreo tra gli ebrei, e molti lo chiamavano «Rabbi», cioè
rabbino. Personalmente, sono stato per molto tempo colpito da alcune
frasi di Gesù, come per esempio: «E dai giorni di Giovanni Battista fino
ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti lo rapiscono»
(Mt 11,12). Per non parlare poi di questo: «Io sono venuto ad accendere
un fuoco sulla terra; e che mi resta da desiderare, se già è acceso?»
(Lc 12,49s). Quando interrogavo coloro che ne sapevano più di me, ho
ricevuto come risposta: «approfondisci la lettura, figliuolo, la Bibbia
interpreta se stessa». La verità è che uno può continuare a leggere la
Bibbia, ma la Bibbia non gli rivelerà il significato di questi brani
difficili. Essi possono essere capiti solo quando vengono ri-tradotti in
ebraico. Quello che il pastore avrebbe dovuto dirmi era, «Figliuolo, impara
l’ebraico! Queste sono espressioni o idiomi che possono essere capiti solo
se conosci l’ebraico». Lo strumento più importante per la comprensione della
Bibbia — sia per il Vecchio che per il Nuovo Testamento — è l’ebraico, e
l’ebraico è la chiave per capire le parole di Gesù.
La maggior parte dei cristiani sanno che è importante conoscere
l’ebraico per capire il Vecchio Testamento. Quello che essi non riconoscono,
tuttavia, è l’importanza che l’ebraico riveste per la comprensione del Nuovo
Testamento.
Nonostante il fatto che il Nuovo Testamento è stato trasmesso
in greco, il retroterra è completamente ebraico. Gli scrittori sono ebraici,
la cultura è ebraica, la religione è ebraica, le tradizioni sono ebraiche e
i concetti sono ebraici.
Tendiamo a dimenticare che il Vecchio Testamento costituisce
circa il 78 per cento del testo biblico e il Nuovo Testamento solo il 22 per
cento. Quando aggiungiamo le parti più ebraiche del Nuovo Testamento al
Vecchio Testamento (Matteo, Marco, Luca, e Atti 1,1-15,35, che ne
costituiscono circa il 43 per cento), la percentuale del materiale biblico
originariamente scritto (o trasmesso oralmente) in ebraico sale all’88 per
cento (o 87 per cento se omettiamo alcune parti di Esdra e Daniele — meno
dell’1 per cento del Vecchio Testamento — composto in aramaico). Non più del
12 per cento dell’intera Bibbia è stata originariamente scritta in greco.
Quando si sottraggono da quel 12 per cento le 176 citazioni dal Vecchio
Testamento (14 sono in Giovanni e 162 da Atti 15,36 alla fine del Nuovo
Testamento), la percentuale della Bibbia originariamente composta in ebraico
sale a più del 90 per cento.
Se qualche ulteriore progresso deve essere fatto, specialmente
verso una migliore comprensione delle parole di Gesù, la concentrazione deve
essere spostata nello studio della storia e della cultura ebraiche e
soprattutto della lingua ebraica.
Per quanto riguarda il resto, credo che sia molto pericoloso
considerare come «convinzioni
storiche sociali giudaiche che con lo Spirito di Dio non c’entrano niente»
tutta quella parte del Vecchio Testamento che la nostra coscienza non
approva. Dico che è pericoloso perché corriamo il rischio di farci un Dio a
nostra immagine e somiglianza, prendendo della sua rivelazione solo ciò che
ci aggrada e tralasciando il resto.
Purtroppo, alcune narrazioni del Vecchio Testamento hanno
spesso offeso sensibili orecchi cristiani e hanno spinto molti critici
liberali ad attaccarne l’ispirazione o almeno a sminuirne l’autorità. Un
cristiano coerente deve accettare tutte le parti della Parola di Dio. È vero
che Dio non ha voluto la morte di Caino, ma dopo il diluvio disse: «Il
sangue di chiunque spargerà il sangue dell’uomo sarà sparso dall’uomo»
(Gn 9,6). È altresì sbagliato pensare che il Nuovo Testamento abbia una
morale opposta al Vecchio. Infatti, se c’è una grazia per coloro che
accolgono il Signore Gesù, è perché c’è una condanna a morte che pende sulla
testa di ogni singolo essere umano. Se non ci fosse la condanna non ci
sarebbe neppure la grazia. Dio non è cambiato, e coloro che non accettano la
sua salvezza dovranno vedersela con Lui, ed «è cosa spaventevole cadere
nelle mani dell’Iddio vivente» (Eb 10,31). Il retaggio cattolico (ma non solo cattolico) è stato quello di
indurre a considerare un Dio «cattivo» ebraico nel V.T. e un Dio «buono»
cristiano nel N.T. Ma non è così, Dio è sempre lo stesso. Nel N.T. troviamo
che Paolo lanciò degli anatemi contro chi annuncia un Evangelo diverso (Gal
1,8s); le anime dei santi chiedono a Dio di fare vendetta (Ap 6,10); tutti
in cielo faranno festa quando Dio giudicherà Babilonia (Ap 18,20);
s’intoneranno dei canti di alleluia quando Dio giudicherà i peccatori
impenitenti (Ap 19,1-6). Oggi, con la nostra tendenza a evidenziare l’amore
di Dio, abbiamo minimizzato il concetto del male. Ma è nel N.T., cioè nel
Testamento del Dio «buono» che Anania e Saffira vengono uccisi per aver
detto una bugia (At 5,3-10 — questi sì che
sono stati fatti secchi) e «gran paura ne venne alla chiesa intera»
(At 5,11). È nel N.T. che un uomo è stato accecato dall’apostolo Paolo (At
13,8-11). È nel N.T. che molti muoiono perché nella Santa Cena non sanno
discernere il corpo del Signore (1 Cor 11,29s). È nel N.T. che troviamo
l’Apocalisse, la Rivelazione di Gesù Cristo (Ap 1,1), il libro che più di
ogni altro parla di massacri eseguiti su ordine di Dio (vedi per esempio Ap
14,19s). Queste non sono credenze di uomini ma è la verità, anche se in
maniera fin troppo puritana si preferisce tacerla. È proprio vero, dobbiamo noi adeguarci a quel che pensa Dio,
non il contrario!
Naturalmente la mia risposta non vuole avere alcun carattere
polemico con Carmen, la quale, anche se non la conosco, saluto con affetto e
auguro a lei un proficuo studio e continua ricerca della verità, delle quali
cose tutti noi abbiamo bisogno.
4. {} ▲
5. {} ▲
6. {} ▲
7. {} ▲
8. {} ▲
9. {} ▲
10. {} ▲
11. {} ▲
12. {} ▲
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/T1-Controversia_pacifismo_OiG.htm
25-04-2007; Aggiornamento: 07-09-2009
|