«Io sono convinta che quest’uomo, che passa sempre da noi, è un santo uomo di
Dio», disse una ricca donna di Šunem a suo marito, parlando del profeta
Eliseo (2 Re 4,9). Che cosa aveva scoperto quella Šunamita in quell’uomo per
qualificarlo un «santo uomo di Dio»? Qual era il segreto della vita di tale
persona?
Dal giorno che Elia, il profeta (ossia proclamatore), gli gettò addosso il suo
mantello, Eliseo sentì la chiamata divina e, lasciato il suo lavoro, lo seguì
nel ministero. Quando alla fine del ministero d’Elia, Eliseo capì che il suo
maestro sarebbe stato rapito in cielo, decise di non lasciarlo solo nemmeno per
un istante.
Altri tra i «discepoli dei profeti» (ossia i collaboratori dei profeti) si
fermarono dirimpetto al Giordano, ma Eliseo che desiderava una parte doppia
dello spirito d’Elia (ossia volle proseguirne il ministero) non lo lasciò,
finché non lo vide salire in cielo in un turbine e non ricevette il mantello che
era il segno visibile dello Spirito di Dio che era venuto su di lui.
Chi ha letto le esperienze di vita e di ministero di Eliseo, sa che dal giorno
che gli cadde addosso il mantello d’Elia, Dio si servì di lui in modo
meraviglioso, talché anche Gesù lo menzionò (Lc 4,27).
Qualcuno ha detto che Eliseo, dopo la sua morte, fu più potente di tanti di noi,
durante la nostra vita.
«Io non ti lascerò» (2 Re 2,2.4.6)
Perché oggi manca quella determinazione e quella perseveranza? Sebbene
oggigiorno non ci siano «discepoli dei profeti», poiché l’ultimo profeta
d’Israele fu Giovanni Battista (Mt 11,13; Lc 16,16), ci sono però i «discepoli
del Signore» (At 9,1). A parte questo, i discepoli d’oggi non sono differenti da
quelli d’ieri. Allora volevano un titolo, una posizione e un onore legato al
loro maestro Elia, ma certi si fermarono a Betel (2 Re 2,2s), altri a Gerico
(vv. 4s) e alcuni arrivano fino al Giordano (vv. 6s). Solo uno passò il Giordano
e aspettò di poter fare la sua richiesta e di ottenerla (vv. 8ss). Anche tra i
discepoli di Gesù non fu diverso: litigarono chi fosse il maggiore (Lc 22,24) e
chi dovesse avere il privilegio di sedersi a destra e a sinistra nel suo regno
(Mc 10,35ss) e si preoccuparono del loro tornaconto per aver seguito Gesù (Mt
19,27).
Molti avevano seguito Gesù fintantoché era in vita, ma pochi aspettarono insieme
fino al giorno in cui sarebbero stati «rivestiti di potenza dall’alto»
(Lc 24,49; At 2,1ss).
Scuole bibliche, seminari e accademie teologiche sono affollati di studenti che
vogliono divenire, secondo i casi, conduttori di chiesa, evangelisti,
missionari, traduttori della Bibbia, insegnanti biblici o semplicemente
collaboratori. La percentuale di coloro, che saranno «uomini di Dio», non sta
purtroppo in alcuna relazione a ciò; infatti manca la «chiamata» o la
disposizione a divenire «servi» di Dio e del suo popolo.
La donna di Šunem confidò a suo marito: «Io sono convinta che quest’uomo, che
passa sempre da noi, è un santo uomo di Dio». Ella ne fu convinta fin dal
primo incontro con Eliseo; e tutte le altre volte che egli passò e si recò nella
sua casa non fecero altro che confermare quella profonda convinzione che
quell’uomo fosse un sant’uomo di Dio.
Eliseo non si dedicò a costruirsi un palazzo in cui isolarsi, né assoldò guardie
che lo proteggessero dagli altri, ma fu un uomo che visse e si mosse in mezzo al
suo popolo. Lo videro, osservarono la sua vita, la sua predicazione e la sua
condotta.
Alcuni insegnano e predicano il più alto livello di santità e poi affondano nel
più basso livello morale; per questo preferiscono vivere isolati. L’uomo di Dio
cammina umilmente in mezzo al popolo, senza paura che gli altri scopriranno
degli aspetti e delle caratteristiche negativi che possano indebolire la sua
testimonianza e la sua predicazione.
L’uomo di Dio è un «servo di Dio», un servo del popolo di Dio, un servitore. Non
c’è onore, lode o tributo più grande che si possa dare a un uomo, che serve Dio,
che quello di qualificarlo un «uomo di Dio». È il più alto titolo e la più alta
posizione. Così furono chiamati, ad esempio, Mosè (Dt 33,1), Elia (1 Re 17,24),
Eliseo (2 Re 4,16), i profeti (1 Re 2,27), Davide (2 Cr 8,14), Timoteo (1 Tm
6,11) e ogni servo di Dio (2 Tm 3,17).
Dove sono gli uomini di Dio oggi? Abbiamo bisogno d’uomini che onorano Dio,
amino le chiese, conservino l’unità, edifichino e non distruggano l’opera di Dio
e vivano una vita esemplare, integra e santa.
Dove sono nelle chiese locali donne e uomini che sappiano discernere come la
Šunamita chi sono i veri uomini di Dio? I credenti sono spesso confusi, non
sanno discernere, accettano piuttosto l’oratore eloquente che predica ciò che
essi vogliono sentire: prosperità invece che sacrificio; personalità invece che
carattere; conformità invece che trasformazione; lode invece che preghiera;
devozione appariscente e spettacolare invece che sequela con la propria croce; e
così via.
Già Paolo, prendendo posizione verso coloro che avevano ammaliato la chiesa di
Corinto con la loro retorica gnostica, accusò i Corinzi tra altre cose come
segue: «Ma temo che come il serpente sedusse Eva con la sua astuzia, così le
vostre menti siano corrotte e sviate dalla semplicità e dalla purità rispetto a
Cristo. 4Infatti, se uno viene a predicarvi un altro Gesù, diverso da
quello che abbiamo predicato noi, o se si tratta di
ricevere uno spirito diverso da quello che avete ricevuto, o un evangelo diverso
da quello che avete accettato, voi ben lo sopportate!» (2 Cor 11,3). Egli li
chiamò «sommi apostoli», «falsi apostoli» e «operai fraudolenti» (vv. 5.13).
La chiesa di Cristo è stata più ferita dai predicatori liberali, da insegnanti
di umanismo o di gnosticismo, da ministri che hanno titoli e credenziali ma non
la chiamata, che dagli infedeli stessi che non si professano cristiani.
Abbiamo bisogno di veri «uomini di Dio» chiamati da Lui, dotati dei suoi carismi
e pronti a essere servitori. Abbiamo bisogni di fedeli che sappiano discernere
tra «i tanti» e riconoscere «quei pochi» che sono qualificati.
«Ma tu, o uomo di Dio, fuggi queste cose, e procaccia giustizia, pietà, fede,
amore, costanza, dolcezza. 12Combatti il buon combattimento della
fede […] 14io t’ingiungo d’osservare il comandamento divino da uomo
immacolato, irreprensibile, fino all’apparizione del nostro Signor Gesù Cristo»
(1 Tm 6,11s.14).
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A2-Uomo_di_Dio_Car.htm
09-07-2007; Aggiornamento: 30-06-2010
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