La seguente domanda parte dallo studio della seguente opera dell’autore: Nicola
Martella,
Matteo, l’evangelista dei giudei(Punto°A°Croce, Roma 1999). Essa era
sorta come libretto di studio per le «cellule bibliche», ma viene usato da
alcuni per lo studio personale e da altri anche per predicare sistematicamente
sull’intero Evangelo di Matteo. Il libretto è costituito da domande e qualche
riflessione, ma è disseminato di frecce poste accanto ai termini che riportano
al dizionarietto finale. |
La questione del lettore ▲
Vado avanti con lo studio di «Matteo»
(pp. 31s) e sono arrivata al capitolo 13: le parabole! Vorrei chiederti se
gentilmente mi potresti dare qualche chiarimento su un versetto particolare: «Ma
mentre gli uomini dormivano, venne il suo nemico e seminò le zizzanie in mezzo
al grano e se ne andò» (Matteo 13,25).
Nel libretto fai inoltre questa domanda: «Qui si parla
di “buoni” e “cattivi”, come affermano i religiosi umanisti, o dei figli del
regno e dei figli del maligno? Chi sono quest’ultimi?» (p. 32). È corretto dire che in questo caso i figli del regno
sono i discepoli, e i figli del maligno sono...? {Sandra Fogato; 17-08-07}
La risposta ▲
Entriamo in tema ■ Si tratta di una parabola, ossia di un fatto
di cronaca o di una fatto verosimile, poiché nell’esperienza può capitare o è
già capitato diverse volte. Una parabola vuole illustrare in genere un solo
principio morale che risulta dal confronto di tale parabola con il regno
messianico («Il regno dei cieli è simile a…»; v. 24). Trarre di più da
una parabola, porta ad applicazioni arbitrarie e, in certi casi, tragiche. Il
termine «parabole» è spiegato nel dizionarietto. ■ Il verso in questione afferma che tale uomo
aveva un avversario che, per fargli dispetto e danno, seminò nel suo campo
erbacce. Tutto divenne visibile quando quest’ultime crebbero (v. 27). Sul
dafarsi si distinsero due tesi: sradicare le erbacce subito (servitori; v. 28) o
aspettare la raccolta (proprietario; v. 29). È chiaro che si fece ciò che il
padrone ritenne giusto che si facesse (v. 30).
La spiegazione della parabola Essa viene data da Gesù stesso. ■ Seminatore (proprietario del campo): È il
Figlio dell’uomo, ossia il Messia (v. 37). ■ Il campo: È il mondo (v. 38). ■ La buona semenza: Sono i figli del regno,
ossia coloro che credono che Gesù sia il Messia-Re (v. 38). I termini «regno» e
«figli del regno» sono spiegati nel dizionarietto.
■ Le zizzanie: Sono i figli del maligno, ossia
coloro che rifiutano di credere che Gesù sia il Messia-Re (v. 38). Gesù disse ai
suoi contemporanei che lo rifiutarono come Messia: «Voi siete progenie del
diavolo, ch’è vostro padre, e volete fare i desideri del padre vostro. Egli è
stato omicida fin dal principio e non si è attenuto alla verità, perché non c’è
verità in lui. Quando parla il falso, parla del suo, perché è bugiardo e padre
della menzogna» (Gv 8,44). I termini «zizzania» e «figli del maligno» sono
spiegati nel dizionarietto.
■ Il nemico del seminatore: È il diavolo (v.
39). Il termine «maligno» è spiegato nel dizionarietto.
■ La mietitura: È il giudizio alla fine dei
tempi (v. 39).
■ I mietitori: Sono gli inviati del Messia (v.
39), o esseri celesti o i servi del messia (Mt 19,28; Ap 20,4). ■ Il paragone escatologico: «Come dunque si
raccolgono le zizzanie e si bruciano col fuoco, così avverrà alla fine dell’età
presente.
41Il Figlio dell’uomo manderà i suoi inviati che raccoglieranno dal suo
regno tutti gli scandali e tutti gli operatori d’iniquità, 42e li
getteranno nella fornace del fuoco. Quivi sarà il pianto e lo stridore dei
denti. 43Allora i giusti risplenderanno come il sole nel regno del
Padre loro. Chi ha orecchi, oda» (Mt 13,40-43; cfr. Mal 3,18ss). ■ L’appello finale: Esso è formulato così: «Chi
ha orecchi, oda» (Mt 13,43), che significa: «Chi deve capire, capisca».
Infatti le parabole erano un certo «parlare in codice» perché capissero coloro
che vedevano in Gesù il Messia promesso; per gli altri esse rimanevano soltanto
delle belle storie. A volte, però, neppure i discepoli riuscivano ad afferrare
il segnale e a interpretarlo nel senso del regno di Dio (cfr. Mt 13,10-18.36; Mc
4,10ss; Lc 8,9s). Il termine «appello» è spiegato nel dizionarietto; vedi qui
anche «parabole».
Aspetti conclusivi ■ Si noti che in questo caso Gesù insegnò una
corrispondenza pressoché diretta fra la parabola e la sua spiegazione (cfr.
anche quella dei quattro differenti terreni in Mt 13). Dove ciò non avviene,
bisogna guardarsi dal cercare la corrispondenza morale o dottrinale con ogni
singolo dettaglio e a proiettare nella Parabola ciò che non c’è. ■ Ad esempio nella parabola del «figlio perduto»
(Lc 15,11-32), non è importante sapere chi sono le persone con cui egli sperperò
i suoi danari, i porci, le ghiande, le prostitute e addirittura il fratello.
Infatti si trattava probabilmente di un fatto di cronaca, da cui Gesù trasse
un’analogia per coloro che lo ascoltavano: come quel giovane aveva dissipato la
sua eredità, cadendo in cattività, ma poi era tornato a suo padre, così Israele
doveva tornare al suo Dio con sincero pentimento. ■ Un monito finale: Interpretare e applicare
ogni aspetto di una parabola, può significare seminare in essa le proprie
«zizzanie» ideologiche! Le «erbacce» del soggettivismo e dell’arbitrario, che ne
nasceranno, all’inizio risulteranno indistinte rispetto al grano della verità,
ma sottrarranno a quest’ultimo il prezioso nutrimento. «Chi ha orecchi, oda!».
Per l'approfondimento delle parabole: ►
La parabola del seminatore: fonte d’interrogativi.
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Parabola_zizzanie_Mt.htm
19-08-2007; Aggiornamento: 29-06-2010 |