Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Le Origini 1

 

Antico Testamento

 

 

 

 

L’opera si presenta in due volumi ed è organizzata come segue:

1° volume (Temi delle origini): Gli articoli introduttivi e i temi di approfondimento

2° volume (Esegesi delle origini): Il commento particolareggiato basato sul testo ebraico (comprende anche una traduzione letterale posta alla fine)

   Se si eccettua la prima parte del primo volume, che introduce a Genesi 1,1-5,1a, per il resto ambedue i volumi dell’opera sono suddivisi rispettivamente secondo le seguenti parti:
■ La creazione del mondo e dell’uomo 1,1-2,4a
■ L’essere umano nella creazione 2,4b-25
■ La caduta primordiale e il suo effetto 3
■ La fine del resoconto su Adamo 4,1-5,1a.

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

Le Origini 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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NEFILÎM, GHÍGANTES E TITANI

 

 di Nicola Martella

 

 

1.  ENTRIAMO IN TEMA (Nicola Martella): In Genesi 6,1-4 si parla in ebraico dei benê-hā’ëlohîm «figli del Tremendo (o Dio)», che si accoppiarono con le benôt hā’ādām «figli del terrestre (o uomo)». Dal loro connubio nacquero i nefilîm «(de)caduti», chiamati pure hagghibborîm «gli eroi» e ’anešê haššem «uomini del nome (= di fama)».

     Ciò che ci interessa particolarmente, è che la Settanta (la traduzione greca dell’AT), tradusse nefilîm «(de)caduti» con ghígantes, termine che nella mitologia greca non designava solo «giganti», come troviamo nelle nostre traduzioni, ma dèi inferiori, che avevano nelle fattezze aspetti sovrumani e altri simili agli uomini. Nelle fantasie mitologiche tali ghígantes non si differenziavano nella pratica dagli «eroi», semidèi, nati dal connubio fra divinità ed esseri umani, i quali spesso erano assurti anche a divinità. Se si prescinde dall’origine, una differenza consisteva, ad esempio nel fatto, che i ghígantes erano immaginati con una certa mostruosità, mentre agli «eroi» era attribuita una particolare bellezza. Si noti che la Settanta traduce con ghígantes anche hagghibborîm «gli eroi» (v. 4).

     Di questo tema ne abbiamo già parlato. La richiesta di un lettore mi ha portato ad approfondire ulteriormente la questione.

 

 

2.  LE QUESTIONI (Gabriele Puopolo): Caro Nicola, ho letto con molto interesse i seguenti articoli sul sito «Fede controcorrente»:

I «figli di Dio» in Genesi 6: uomini o esseri celesti? {Nicola Martella} (T)

I «figli di Dio» in Genesi 6: la tesi occultistica {Nicola Martella} (T)

 

Ho letto inoltre anche la sezione «I figli di Dio» nel libro «La lieve danza delle tenebre».

     Avrei una domanda in merito ai Nephilim, nati dal connubio tra figli di Dio e le figlie degli uomini (Gen 6,1-4). La Settanta traduce tale parola con ghigantes, che farebbe riferimento (da quello che ho letto nei tuoi articoli) ai titani (esseri semi-dio e semi-uomo). Da alcuni articoli letti in merito alla mitologia greca si evince che i titani fossero i figli di Urano (Cielo) e di Gea (Terra). Essi erano in numero di 12 ed erano nati dall’unione di queste due divinità (Urano e Gea). Oltre a questi, Urano e Gea generarono tre Ciclopi e tre Centimani.

     Ricapitolando Gea e Urano (entrambe dèi) ebbero come «figli»: 12 Titani (tra cui c’era Cronos); ▪3 Ciclopi; ▪ 3 Centimani.

     Sia i Titani, che i Ciclopi che i Centimani sembrano essere delle creature divine, la cui nascita non è legata a un’unione con gli uomini.

     I semi-dèi (apparentemente diversi dai Titani) erano invece nati dall’unione di un dio con una donna (o di una dèa con un uomo).

     Da dove nasce l’idea di titani come semi-dèi? Potresti citarmi qualche fonte? Concordo con quanto scritto negli articoli sopra menzionati, ma avrei bisogno di un po’ di luce su questo punto. Grazie per la tua disponibilità. {14-08-2014}

 

 

3.  LE RISPOSTE (Nicola Martella)

 

3.1.  ERRATA CORRIGE: A volte, abbiamo usato un modo approssimativo, per esprimere qualcosa, che avevamo chiaro in mente; altre volte, abbiamo usato espressioni un po’ infelici o ambigue, per esprimere ciò, che volevamo. Col senno del poi, tutto diventa più chiaro e ci chiediamo: «Perché mai ho scritto tale cosa proprio così?». Non si può che essere che grati a chi ci fa delle osservazioni, poiché questo ci permette di aggiustare il tiro o di spiegarci meglio.

     Quando ho scritto «La lieve danza delle tenebre» ho affrontato un’impresa titanica, per stare al tema. Ho elaborato tanti di quei temi, dati, questioni e aspetti, e può darsi che allora mi sia sfuggito qualche particolare, tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta del secolo scorso.

     Sono andato a rileggermi il brano in questione, che recita come segue: «Il testo masoretico riporta in Genesi 6 nefilîm, che la Septuaginta traduce giustamente con ghigantes (cioè titani), esseri per metà uomini e per metà divini. La traduzione di ghigantes con il nostro “giganti” è equivoco. Nefilîm deriva dalla radice nafal “cadere” e significa perciò i “(de)caduti”» (p. 251). Il mio intento allora era quello di far capire che tali ghígantes non erano soltanto uomini particolarmente grandi e forti, ma «esseri ibridi». Ora, col senno del poi, riformulerei come segue la prima parte: «Il testo masoretico riporta in Genesi 6 nefilîm, che la Septuaginta traduce giustamente con ghígantes; nella mitologia greca i ghígantes erano esseri simili ai Titani, nati anch’essi da Gaia e Urano; essendo ambedue questi gruppi degli dèi inferiori, erano nelle fattezze simili, in parte, alle divinità e, in parte, agli uomini».

     Sono andato a rileggermi anche tali articoli sul sito e ho visto che nella «foga apologetica» non avevo messo tutti i puntini sulle «i» in tali particolari aspetti; perciò, ho riformulato il mio pensiero. In ogni modo, se si esclude l’origine differente, fra gli dèi inferiori e gli eroi non v’è molta differenza sostanziale nelle variopinte fantasie mitologiche, poiché anche vari eroi (per natura semidèi) vengono fatti diventare divinità dell’Olimpo. La mitologia non è scienza, ma fantasiosa e leggendaria novella, quindi fantascienza, come diremmo oggigiorno.

 

3.2.  SPIEGHIAMOCI MEGLIO: Il paragone fra i Nefilîm e i Titani non era in senso tecnico, ma intendeva evidenziare che tali «esseri ibridi» di Genesi 6 non erano semplicemente «giganti» nell’attuale concezione, ossia esseri affetti da un’anomalia dell’accrescimento, che fa assumere loro dimensioni superiori alla media (cfr. Goliath 1 Sm 17,4, i Refa’îm 2 Sm 21,16.18.20.22), ma «esseri ibridi» particolari, nati da un connubio impari.

     I Greci avevano una concezione ben specifica dei Ghígantes, che non era molto lontana da quella dei Titánes, essendo ambedue i gruppi figli degli dèi. La loro definizione di semidèi, da me usata, non era tecnica e, quindi, non era tanto riferita alla loro origine, ma al loro grado di divinità (erano comunque dèi inferiori) e alla loro similitudine con gli umani; infatti avevano effettivamente molte similitudini con gli «eroi», che erano visti come semidèi quanto alla procreazione. Questi due gruppi avevano qualità divine e altre simili agli umani, oltre ad aspetti mostruosi. Inoltre, nelle fantasie mitologiche (ve ne sono varie) si trova tutto e il contrario di tutto. Nella mitologia greca Gaia, la Terra quale dèa madre, volle vendicare i Titani precipitati da Kronos nel Tartaro, perciò spinse i Giganti ad affrontare gli dèi; dopo iniziali vittorie contro gli dèi (!), furono poi sconfitti. La Treccani scrive: «In tarda età il nome di Giganti fu usato spesso come sinonimo di Titani».

     Proprio tale somiglianza fra divinità e uomini fece scegliere al traduttore della Settanta il termine ghígantes, sebbene i nefilîm fossero «esseri ibridi», nati dal connubio fra esseri celesti e umani.

 

3.3.  APPROFONDIAMO ACUNE QUESTIONI: È fuori dubbio che un semidio (cfr. Perseo, Eracle, Teseo) sarebbe stato procreato da una divinità e da un essere umano. Tuttavia, bisogna distinguere gli aspetti tecnici (antichi e moderni) e la fantasia mitologica popolare, dove tutto è possibile. L’eroe o semidio possederebbe, in genere, una grande bellezza, una grande forza e straordinari poteri. Alcuni di loro sarebbero stati poi assunti all’Olimpo, diventando delle divinità; altri di loro sarebbero stati trasformati in ninfe o sarebbero diventi mediatori fra dèi e umani. Come si vede, il confine fra umani e divini è nella mitologia molto tenue. Alla fantasia mitologica non c’è limite di sorta.

     Come abbiamo visto, per ogni termine c’è un uso generale e uno tecnico. Riguardo a ciò, che fossero i Titani, c’è l’aspetto mitologico e quello popolare (p.es. cfr. Esiodo).

     In effetti, nella mitologia religiosa greca i Titánes erano i primi figli generati da Ūranós «Cielo (stellare)» e Ghẽ «Terra» (= «Ghea»; anche Gaĩa «gaia»). Ora, però, nella fantasia mitologica tutto è possibile. Infatti, l’unica progenitrice di tutto, sorta da Cháos «Caos», sarebbe stata proprio Gaia, la dèa madre. Ella avrebbe partorito per partenogenesi Urano e molti altri esseri e cose. Poi, per incesto, ossia unendosi a Urano, avrebbe partorito dodici Titani, tre Ciclopi e tre Centimani, tutti esseri mostruosi. Quando Kronos, uno dei Titani, avrebbe evirato Urano, il sangue gocciolato su Gaia avrebbe prodotto le tre Erinni, le dee della vendetta, i terribili Giganti e le Ninfe Melie. Nella fantasia mitologica tutto è possibile. I discendenti di Gaia si sarebbero uniti sessualmente con lei, per produrre altri esseri di varia natura.

     Si noti, comunque, che Zeus (figlio di Kronos, uno dei Titani) avrebbe relegato i Titani nel Tartaro (dove si troverebbe anche Tifeo, nato per connubio fra Gaia e Tartaro). Ora, se essi sono dèi, come fanno mura e porte di bronzo a poterli tenere lì rinchiusi? Nella fantasia mitologica tutto è possibile. Inoltre esistono varie tradizioni e leggende, spesso fra di loro contrastanti.

     Non era un caso che i Titani fossero considerati figure primitive e selvagge, divinità imperfette e mostri crudeli. Si noti anche che pure i terribili «Giganti» (gr. ghígantes), nati dal sangue di Urano, caduto su Gaia, erano degli dèi. Tuttavia, non tutti gli dèi erano uguali per grado e potenza; il confine fra dèi e mostri sovrumani era abbastanza flessibile nella fantasia mitologica. Ad esempio, per Omero i «Giganti» erano una tribù selvaggia, che perì insieme al loro capo Eurimedonte (Odissea, VII, 59).

     Per questo, «Giganti» e «Titani» si prestano come similitudine per spiegare che il prodotto fra i «figli di Dio» e le «figlie degli uomini» in Genesi 6 non erano semplicemente dei «giganti» (uomini di grande statura e forza), ma «esseri ibridi»; fu probabilmente per questo che il traduttore della Genesi in greco scelse proprio il termine ghígantes, sebbene avesse delle «tare» mitologiche. È probabile che fu la vasta mitologia che, in vari ambiti culturali dell’antichità, nacque sul loro conto (cfr. il mito di Eracle o Ercole e di altri eroi in Grecia), a far dire a Mosè: «Essi sono gli uomini potenti che, fin dai tempi antichi, sono stati famosi» (Gn 6,4).

     Sorprende che un derivato del termine «tartaro» venga usato nel NT, proprio alludendo agli esseri celesti di Genesi 6; traduco letteralmente come segue: «Dio, infatti, non risparmiò gli angeli, che avevano peccato ma, inabissandoli [tartarósas], li recluse mediante catene di tenebre, per essere custoditi per il giudizio» (2 Pt 2,4; cfr. ND «li cacciò nel tartaro»; Ricciotti ha «abisso»). In effetti, nel testo greco troviamo il verbo tartaróō, per così dire, «tartarizzare», che corrisponde semplicemente al nostro «inabissare».

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Nefilim_ghigantes_Ori.htm

02-09-2014; Aggiornamento:

 

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