L’acqua ha molti significati nella sacra
Scrittura. A questo lettore interessa soprattutto il significato delle
espressioni «nato d’acqua e di
Spirito» (Gv 3,5) e «lavaggio
dell’acqua mediante la Parola» (Ef 5,26).
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La questione del lettore
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Gent.le Sig. Martella, potrebbe cortesemente chiarirmi il significato di
Giovanni 3,5? e quello di Efesini 5,26? La ringrazio per la cortese attenzione
{Domenico Vici; 16-10-2008}
La risposta ▲
1. GIOVANNI 3,5: Bisogna
sempre andare al contesto per capire il tenore di un verso. La domanda espressa
nel soggetto della lettera era questo: «Che cosa rappresenta l’acqua in Giovanni
3,5?». Riguardo a questo brano bisogna fare attenzione al seguente parallelismo:
Giovanni 3,5 |
Giovanni 3,6 |
Se uno non è nato d’acqua |
Quel che è nato dalla carne, è carne |
E [se uno non è nato] di Spirito,
(non può entrare nel regno di Dio) |
E quel che è nato dallo Spirito, è spirito |
Gesù rispose alla domanda di Nicodemo che interpretò l’essere «nato di nuovo» (o
dall’alto; v. 3) nel senso di una reincarnazione (per lui improbabile): «Come
può un uomo nascere quand’è vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel seno
di sua madre e nascere?» (v. 4). Gesù controbatté affermando che a una
nascita materiale si deve aggiungere non una reincarnazione, ma una «nascita
dall’alto», ossia mediante lo Spirito di Dio (cfr. Gv 1,12s).
«Nascere d’acqua» non intendeva — come falsamente alcuni affermano — una
nascita
(?) battesimale e quindi sacramentale; non era questo il tema che Gesù discuteva
con Nicodemo. Si trattava invece di un eufemismo — al pari di quello che noi
usiamo nell’espressione «fare acqua» per urinare — in cui «acqua» sta qui per
«seme maschile» che ha apparenza di un liquido.
Infatti, nascere da qualcuno era paragonato, eufemisticamente parlando, al
fuoriuscire da una sorgente: «Ascoltate questo, o casa di Giacobbe, voi che
siete chiamati del nome d’Israele, e che siete usciti dalla sorgente di Giuda…» (Is 48,1). Per questo
complesso di idee si veda anche Dt 33,28: «La
sorgente di Giacobbe sgorgherà
solitaria in un paese di frumento e di mosto, e dove il cielo stilla la rugiada…»;
anche Dio fu paragonato alla «sorgente delle acque vive» (ossia correnti;
Gr 17,13; 2,13), ma qui l’immagine era quella dell’acqua corrente quale fonte di
vita, di sostegno e di ristoro. Per completezza ed esempio, un’altra immagine è
quella del masso (Abramo) e della cava (Sara), da cui Israele fu rispettivamente
tagliato e cavato (Is 51,1).
Si veda anche l’uso nei Proverbi in cui un padre, dopo aver messo in guardia suo
figlio dalla fornicazione e dall’adulterio, gli raccomandò: «Bevi l’acqua
della tua cisterna, l’acqua viva del tuo pozzo… Sia benedetta la tua fonte, e
vivi lieto con la sposa della tua gioventù. Cerva d’amore…» (Pr 5,15.18s);
ossia gli ingiunse di godere degli affetti ristoratori matrimoniali soltanto
(cfr. Cc 4,15). Poi aggiunse: «Le tue
fonti
debbono esse spargersi al di fuori? e i
tuoi rivi debbono essi scorrere per le strade? Siano per te solo, e non
per degli stranieri con te… E perché, figlio mio, t’invaghiresti d’una estranea,
e abbracceresti il seno della donna altrui?» (vv. 16s.20s).
2. EFESINI 5,26: Qui il
complesso d’idee è completamente diverso da quello precedente; se in Gv 3,5s si
parlava della nascita, qui l’immagine è quella del lavaggio.
Chi o cosa era profano (ossia ordinario) o impuro ritualmente parlando, doveva
essere dapprima purificato per poi essere eventualmente santificato, ossia preso
per un servizio speciale ed esclusivo (Lv 16,19; Ne 13,22). Solo chi si è
santificato può purificare qualcosa (2 Cr 29,15 i sacerdoti). Questo complesso
di idee venne applicato in senso morale; Paolo dopo aver mostrato
l’incompatibilità fra le cose del mondo e le cose di Dio e dopo aver richiesta
una chiara scelta di campo (2 Cor 6,14-18), aggiunse: «Poiché dunque abbiamo
queste promesse, diletti,
purifichiamoci d’ogni
contaminazione di carne e di spirito, compiendo la nostra
santificazione nel timor di Dio»
(7,1).
È scritto: «Chiunque avrà toccato un morto, il corpo d’una persona umana che
sia morta e
non si sarà purificato, avrà
contaminato la dimora dell’Eterno; e quel tale sarà sterminato di mezzo a
Israele. Siccome l’acqua di purificazione
non è stata spruzzata su lui, egli è
impuro; ha ancora addosso la sua
impurità… L’uomo puro spruzzerà l’impuro il terzo giorno e il settimo
giorno, e lo purificherà il settimo
giorno; poi colui ch’è stato immondo si laverà le vesti,
laverà sé stesso nell’acqua, e sarà
puro la sera. Ma colui che divenuto impuro non si purificherà, sarà sterminato
di mezzo alla radunanza, perché ha contaminato il santuario dell’Eterno;
l’acqua della purificazione non è
stata spruzzata su lui; è impuro. Sarà per loro una legge perpetua: Colui che
avrà spruzzato l’acqua di purificazione
si laverà le vesti; e chi avrà toccato
l’acqua di purificazione sarà impuro fino alla sera » (Nu
19,13.19-21).
In Efesini 5,25ss Paolo riprese questo complesso di idee e lo applicò all’opera
di Cristo verso l’Assemblea del nuovo patto: «Cristo ha amato la l’Assemblea
e ha dato se stesso per lei, alfine di
santificarla, dopo averla
purificata col lavaggio dell’acqua mediante la Parola, alfine di far egli
stesso comparire dinanzi a sé questa Assemblea, gloriosa,
senza macchia, senza ruga o cosa alcuna simile, ma
santa e irreprensibile». Mentre nell’AT l’acqua aveva
tale funzione di purificazione, nel NT essa è attribuita alla Parola di Dio.
■ Già nell’AT ci fu un’applicazione morale dei lavaggi rituali (Sal 73,13).
L’adultero Davide pregava: «Purificami
con l’issopo, e sarò netto; lavami,
e sarò più bianco che neve… O Dio, creami un
cuore puro e rinnova nelle mie interiora uno spirito fermo» (Sal
51,7.10; cfr. vv. 16s). Dio stesso ne fece richiesta a Israele: «Lavatevi,
purificatevi, togliete d’innanzi agli occhi miei la malvagità delle
vostre azioni; cessate del fare il male…» (Is 1,16; cfr. vv. 18.25).
■ Nel NT tale applicazione viene proseguita, ad esempio: «Avendo noi un gran
Sacerdote sopra la casa di Dio, accostiamoci di vero cuore, con piena certezza
di fede, avendo i cuori aspersi di quell’aspersione
che li purifica dalla mala
coscienza, e il corpo lavato d’acqua pura»
(Eb 10,21s).
■ La Parola viene paragonata all’acqua e la purificazione fisica diviene
metafora di quella spirituale. Alla Parola e alla verità furono attribuite virtù
di purificazione: «Avendo purificate
le anime vostre coll’ubbidienza alla verità [per arrivare] a un amor fraterno
non finto, amatevi l’un l’altro intensamente, di cuore, poiché siete stati
rigenerati non da
seme corruttibile, ma
incorruttibile, mediante la vivente e permanente
parola di Dio» (1 Pt 1,22s; v. 24 «E questa è la Parola della
Buona Novella che vi è stata annunziata»).
Paolo affermò che la salvezza per grazia avviene «mediante il
lavaggio della rigenerazione e il
rinnovamento dello Spirito Santo» (Tt 3,5). Tale funzione viene accordata
anche al sangue di Gesù. Riguardo ai martiri di tutta la storia, che Giovanni
vide in vesti bianche, fu detto che «hanno lavato le loro vesti e le hanno
imbiancate nel sangue dell’Agnello» (Ap 7,14; cfr. 22,14).
3. CONCLUSIONI: Al lettore
interessava il valore dell’acqua. Abbiamo visto che in Giovanni 3,5s «l’acqua» è
un eufemismo, già presente nell’AT, per il seme umano, per la carne che genera
carne, ossia vita materiale. Qui il contrasto, posto da Gesù, era con lo Spirito
che genera spirito, ossia vita spirituale.
In Efesini 5,25ss si fa riferimento ai lavaggi rituali prescritti in caso
d’impurità e al lavaggio usuale del corpo e delle vesti (Es 19,10.14), per
esprimere un lavaggio più profondo che purifica il cuore o lo spirito dalla
contaminazione spirituale. Tale «lavaggio dell’acqua mediante la Parola»
o espressione simile intende, da una parte, la rigenerazione (Tt 3,5), intesa
come purificazione, e, dall’altra, la santificazione: «E tali [empi] eravate
alcuni; ma siete stati
lavati, ma siete stati
santificati, ma siete stati
giustificati nel nome del Signor
Gesù Cristo, e mediante lo Spirito del Dio nostro» (1 Cor 6,9ss; cfr. 2 Cor
7,1).
Un possibile punto di contatto fra questi due versi così differenti è dato da 1
Pt 1,22ss, dove la «vivente e permanente
parola di Dio», ossia la «Buona Novella» che rigenera, è vista
come un «seme incorruttibile» in contrasto col «seme corruttibile»
umano (cfr. 1 Gv 3,9 seme; 1 Gv 5,1 Colui che ha generato; 5,18 generato da
Dio).
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Nato_acqua_lavaggio_MT_AT.htm
17-10-2008; Aggiornamento: 13-11-2008
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