Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

Per il discernimento biblico

Prima pagina

Contattaci

Domande frequenti

Novità

Arte sana

Bibbia ed ermeneutica

Culture e ideologie

Confessioni cristiane

Dottrine

Religioni

Scienza e fede

Teologia pratica

Vai a fine pagina

 

Manuale Teologico dell’AT

 

Antico Testamento

 

 

 

 

Dopo una introduzione alle problematiche della teologia dell’AT, segue il dizionario teologico dell’AT.

   Ecco le parti principali dell’introduzione alla teologia dell’AT:
■ Il compito e l’oggetto della Teologia dell’AT
■ Le posizioni teologiche più ricorrenti
■ I patti e gli altri approcci
■ Contro l’appiattimento storico e teologico dell’AT.

 

Al dizionario teologico dell’AT sono acclusi un registro delle voci e un registro ragionato delle stesse detto «percorsi teologici».

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Serviti della e-mail sottostante!

E-mail

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL NOME DI JAHWÈ E «IL CRISTIANO»

 

 di Nicola Martella

 

1. Entriamo in tema

2. La pronuncia di Jahwè

3. Da quale verbo proviene Jahwè?

4. La questione della «holem»

 

Clicca sulle frecce iniziali per andare avanti e indietro

 

 

1.  ENTRIAMO IN TEMA: Un lettore del sito «Fede controcorrente», mi ha scritto preoccupato a causa di un articolo pubblicato su «Il Cristiano» del gennaio 2006. Mi ha chiesto di prendere posizione a varie imprecisioni che aveva intravisto in esso. Ho seguito la sua richiesta. Per trasparenza, ho mandato il seguente scritto all’autore dell’articolo e al direttore del mensile, chiedendo loro di prendere posizione e di comunicarmi eventuali rettifiche. Il primo mi ha comunicato che non aveva tempo per occuparsene al momento. Il secondo, lungi dal rispondermi nel merito, mi ha comunicato che considera la mia risposta un affronto al suo mensile. A questo punto, io il mio dovere l’ho fatto: giudichi ora il lettore, leggendo l’articolo del «Cristiano» (link), confrontandolo con il seguente e, eventualmente, scrivendomi le sue fondate opinioni.

      Qui di seguito ci riferiamo al seguente articolo: Giuseppe Martelli, «La parola di Dio e i “testimoni di Geova”. Prima parte: Il nome di Dio», Il Cristiano (ASPE, Anghiari 01-2006).

     Per prima cosa, bisogna evidenziare lo sforzo fatto dall’autore nel presentare una materia così difficile. Come già detto, un lettore del «Cristiano» mi scrisse per chiedermi spiegazioni su alcuni punti dell’articolo, che lo avevano frastornato, specialmente sul punto sette. Prima di arrivare a quest’ultimo, voglio affrontare alcune altre asserzioni preliminari.

 

 

2.  LA PRONUNCIA DI JAHWÈ: L’autore asserisce: «Il vocabolo YHWH a rigore deve essere letto iehawèh…». Appena poco dopo aggiunge però: «…per cui in linea di principio dovremmo dire che ci è sconosciuta l’esatta lettura di qualsiasi parola ebraica dell’AT, compreso il tetragramma». Egli puntualizza però in seguito che «in ebraico doveva scriversi e leggersi “YeHaWèH” (da cui “Javè”)…».

     Faccio notare che, a parte le contraddizioni dell'autore, la pronuncia «iehawèh», ripetuta in tutto l’articolo, era in effetti jahewëh (così, ad esempio, Gesenius).

 

 

  3.  DA QUALE VERBO PROVIENE JAHWÈ?: L’autore asserisce: «Dalla comparazione del v. 15 col v. 14 è lecito pensare che la vocalizzazione originaria del tetragramma (a noi oggi sconosciuta) fosse iehawèh, visto che questa è la terza persona singolare dell’imperfetto del verbo haiàh (essere), la cui prima persona singolare del medesimo tempo imperfetto è stata già riscontrata al v. 14».

     Faccio notare che le cose non stanno proprio così. In Es 3,14 compare il verbo hājāh (qal o attivo), in Es 3,15 il verbo hāwāh (probabilmente hifil: causativo o fattivo). Ambedue i verbi, lungi dal significare «essere» (tipico del mondo greco), nella forma verbale attiva intendevano «accadere, diventare, divenire, apparire». Come abbiamo detto, jahewëh proviene da hāwāh (non da hājāh) e viene inteso da molti studiosi come hifil (causativo o fattivo). Se questa forma verbale fosse stata la 3a persona dell’imperfetto qal (attivo), in conformità con jihejëh (da haja), sarebbe stato jihewëh, ma le cose non stanno così, poiché quest’ultima forma non esiste in ebraico. Il verbo hāwāh era una rara forma arcaica, ricorrente solo cinque volte nell'ebraico dell'AT; alcuni studiosi la fanno derivare da una radice verbale che significa «irrompere, accadere». Il significato «Colui che interviene» si accorda con il contesto immediato (Es 3,6ss; cfr. 6,6ss). (Per cui decade anche tutta la speculazione, secondo cui l'espressione «io sono» nel NT greco, quando pronunciata da Gesù, si riferirebbe a «Jahwè» dell’AT ebraico!)

 

 

  4.  LA QUESTIONE DELLA «HOLEM»: L’autore asserisce: «Il sommo rispetto dei Giudei per il nome di Dio è dimostrato anche dal fatto che, in realtà, con la punteggiatura aggiunta dai Masoreti, nell’AT il tetragramma si trova scritto “YaHWàH” e non “YaHoWàH”. La mancanza della “o” ebraica è spiegata dal fatto che questa vocale si scrive con un puntino al di sopra della rispettiva consonante (in questo caso la “H”) e siccome niente e nessuno è al di sopra di Javè, neppure questa vocale può essere trascritta al di sopra del Nome di Dio che è tre volte santo» (p. 14).

     ■ Che dire di quest’ultima frase? Ha un grande fascino, ma è una mera speculazione. A chi mi ha interpellato, chiedendomi se conosco l’autore, gli risposi, tra altre cose: «Con tutto il bene che voglio a Giuseppe, non condivido tali speculazioni. Il fatto che la holem (= il segno per la “o”) sia scritta in tanti casi, mostra che non è così».

     ■ Questo stesso lettore mi scriveva che «YHWH in Gn 3,14 presenta una “holem” sopra la “waw”. Nel Pentateuco ricorre lo stesso fenomeno anche in Gn 9,26; 18,17; Es 3,2; 13,3.9.12.15; 14,1.8; Lv 25,17; Dt 31,27; 32,9; 33,12.13». Egli stesso mi ha assicurato di aver controllato caso per caso.

     ■ Riporto alcuni passaggi tratti dal mio scritto a quel lettore, con alcune integrazioni: Il tetragramma (JHWH), avendo ricevuto dai Masoreti le vocali di ’adonāj, dovrebbe essere scritto normalmente JeHoWaH, per essere letto ’adonāj; quando a volte aveva ricevuto le vocali di ’ëlohîm (!) e appariva come JeHiWiH, si leggeva ’ëlohîm. Perciò normalmente la «holem» deve seguire la «H» e sembra come se si trovasse sopra la «W» (come in Es 13,3). Lo scopo dei Masoreti comunque era di rendere il tetragramma illeggibile, per ricordare di leggerlo rispettivamente ’adonāj o ’ëlohîm. Stranamente in molti casi la «Biblia Hebraica» non riporta la «holem», ma non è sempre così (Es 13,3.15 sì; Es 13,9.12.14 no). La mancanza, a volte, della «holem» era data dal fatto che ciò rendeva il tetragramma ancora meno leggibile. In certi scritti giudaici, esso è stato sostituito del tutto da un’abbreviazione, da Šem «nome» o da un segno sostitutivo. Che il tetragramma abbia o meno una «holem» non ha nessun significato particolare, se non di renderlo illeggibile. Queste sono scelte fatte nella cultura giudaica del primo Medioevo, basate su una tradizione già lungamente consolidata. Certi Giudei, spinti da sentimenti di ancestrale timore e di superstizione religiosa, avevano reso il nome di Dio un vero tabù; altri facevano un uso cabalistico dei nomi di Dio.

     ■ Si fa quindi bene a evitare dotte speculazioni di qualsiasi genere: al momento creano un grande effetto, ma qualcuno prima o poi le smentirà.

 

Per gli approfondimenti cfr. Nicola Martella, «Jahwè», Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002), pp. 200ss.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Jahwe_Cristiano_MT_AT.htm

2006; Aggiornamento: 19-08-2009

 

▲ Vai a inizio pagina ▲

Proprietà letteraria riservata

© Punto°A°Croce