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Si è convenuto di chiamare così le diversità che si osservano fra padri e
figli: esse riguardano per lo più aspetti quantitativi e non qualitativi. Si
tratta in genere di una combinazione diversa degli stessi caratteri, o di una
perdita di informazione genetica, ma
mai di incremento di informazione genetica e di aggiunta di organi nuovi.
Rientrano in questo campo le varie modifiche apportate alle specie coltivate, la
comparsa di moscerini della frutta (Drosophila) variamente modificati nel senso
di una
involuzione
(perdita della vista, ali deformate e altro), come pure la variazione del
colore prevalente delle ali di certe farfalle, la variazione del becco dei
famosi fringuelli di Darwin (che sempre fringuelli restano) e altre simili. La
microevoluzione così intesa è accettata da tutti, quello che invece non è
provato è che, con questo metodo, dai pesci si sia passati agli anfibi, poi ai
rettili, agli uccelli e ai mammiferi, i quali si sarebbero successivamente
adattati alla vita in acqua (balene e delfini) e a volare nell’aria
(pipistrelli). Insomma, un conto è dire che si possano progressivamente
aumentare le prestazioni umane nel salto in lungo, altra cosa è ipotizzare che
all’uomo possano piano piano spuntare le ali e così sorvolare gli oceani!
Purtroppo
gli evoluzionisti ingannano quando concentrano la loro esposizione sulla
microevoluzione. Si contrappone alla
macroevoluzione. {Fernando De Angelis}
Aggiornamento: 10-05-07 |